«È ora che la produzione nel nostro settore venga finalmente compresa»

Birgitta Schock, Chairwoman buildingSMART International e membro di comitato di Costruzione Digitale Svizzera, ci parla del cambiamento digitale.

Quale ruolo di leadership svolge la Svizzera nella digitalizzazione del settore delle costruzioni rispetto ad altri Paesi?

Birgitta Schock: In questo c’è ancora un ampio margine di sviluppo. Manca un impegno attivo generale come esiste in altri Paesi che per questo motivo negli ultimi anni ci hanno superato.

Quali sono le tecnologie digitali, come ad esempio il BIM, l’IoT, i droni o l’IA, responsabili dei maggiori progressi nel settore delle costruzioni negli ultimi anni?

In questo caso non si può parlare di singole tecnologie, ma piuttosto di una loro combinazione. Alcune, come il BIM o l’IA, sono oggetto di discussioni controverse, altre, come i droni, sono visti come dei simpatici gadget e si trascura così il loro vero potenziale. In presenza di cambiamenti, la discussione spesso è o intrisa di paura o evitata del tutto. Invece, i responsabili dovrebbero porsi molte più domande su come le tecnologie influenzeranno i loro modelli di impresa e se ciò implica delle modifiche personali.

Quali obiettivi specifici persegue Costruire Digitale Svizzera nei prossimi anni nel campo della digitalizzazione?

Di principio non è cambiato nulla rispetto agli obiettivi originari. L’attenzione si concentra sul dialogo, ora più in un ecosistema, e sugli esempi di best practice. Costruire Digitale Svizzera si vede, oggi più che mai, parte del mondo associativo, dialogando con tutti gli attori della catena del valore. In questa rete di stakeholder è possibile porre le giuste domande e trovare le risposte.

Con il Building Information Modelling (BIM) si vuole raggiungere la permeabilità tra i processi di pianificazione, costruzione e gestione. Di conseguenza, si può collegare la logistica con il BIM e incorporarla nella progettazione, vedi: lean logistics. Ciò significa, tra l’altro, che la costruzione deve essere ripensata, non per ogni singolo mestiere, ma tutti insieme per il progetto. Quali ruoli hanno in questo il committente, il progettista e l’impresario costruttore?

Da un lato condividono la responsabilità, ma dall’altro devono cambiare radicalmente il modo di agire, perché ci sono sistemi, flussi di materiali, temi di sostenibilità o di smaltimento completamente nuovi. Nel progetto Suurstoffi, in seguito alla decisione di adottare una lean logistics, abbiamo anche esaminato il volume del traffico per ottimizzare la logistica delle consegne. Ciò richiede che tutti siano disposti a parlare apertamente dei problemi, come pure del proprio successo aziendale e di ciò che serve per ottenerlo. In progetti di costruzione convenzionali ognuno inserisce dei margini per non dover perdere dei soldi nel caso in cui le cose vadano male. Questi margini scompaiono quando i processi di pianificazione, costruzione e gestione sono trasparenti.

Il rischio imprenditoriale aumenta in questi progetti?

No, ma funzionano solo se ognuno dichiara onestamente ciò di cui ha bisogno per il successo aziendale, ossia quanto deve guadagnare con il progetto. Ci vuole una fiducia reciproca. Il processo deve essere definito in modo tale che sia chiaro a tutti qual è l’obiettivo del progetto e come questo possa essere raggiunto senza che qualcuno ci perda. In caso contrario si perdono i partner commerciali e nella digitalizzazione le collaborazioni, soprattutto quelle a lungo termine, sono sempre più importanti. Inoltre, è necessario risolvere i problemi che ostacolano il raggiungimento dell’obiettivo e non bisogna discutere delle soluzioni senza aver riconosciuto il vero problema. Questo, tra l’altro, non funziona neppure nei processi convenzionali. I nuovi modelli di contratto come le alleanze di progetto, riducono il rischio, ma funzionano solo se vi è apertura e fiducia in un processo che deve essere compreso da tutti.

Come possono i singoli partecipanti a un progetto, che altrimenti agiscono indipendentemente l’uno dall’altro, diventare un team?

Puntando su un obiettivo comune del progetto. Nei progetti di costruzione convenzionali, ogni parte della catena del valore si dirige velocemente verso il proprio porto. Ciò può ridurre il successo del progetto. Con il metodo di costruzione digitale, la spinta a dirigersi verso lo stesso porto è maggiore, poiché i processi diventano più trasparenti.

In che modo gli impresari possono preparare i dipendenti alla trasformazione digitale?

Continuando a formarsi essi stessi, perché devono capire in che modo le nuove tecnologie influenzano i loro modelli d’impresa e come guadagneranno in futuro. Molti ai piani alti pensano spesso che sia importante differenziarsi dalla concorrenza, si pensi all’USP. Ma in futuro sarà fondamentale stringere collaborazioni. Solo quando la dirigenza l’avrà capito, potrà mandare i dipendenti ai corsi di formazione.

Esistono specifici programmi di formazione o certificazioni?

Con il mio CAS all’ETH di Zurigo mi sono rivolta a un pubblico molto ampio. Tuttavia, dal prossimo anno il programma non esisterà più nella stessa forma. In Svizzera c’è un crescente interesse per i programmi di formazione continua rivolti ai dirigenti. Sto già conducendo dei colloqui in questo senso. Anche Building Smart International è molto impegnata nella formazione continua e sta sviluppando dei programmi. È importante sapere che non si tratta solo di nuove tecnologie, ma anche di future strutture organizzative. Inoltre, la già citata questione di come si guadagna o si può guadagnare è centrale. Molte imprenditrici e imprenditori hanno necessità di recuperare in materia di calcolo della redditività.

Quali cambiamenti culturali sono necessari in azienda per rendere sostenibile la trasformazione digitale?

I cambiamenti riguardano sempre le persone. Perciò i responsabili della trasformazione e i dipendenti devono conoscere i cambiamenti e il loro senso. Solo così tutti sono motivati per iniziare il percorso. Sono necessarie una cultura dell’apprendimento e la disponibilità ad accettare gli errori, perché fanno crescere. Ci vogliono delle gerarchie orizzontali e la disponibilità dei piani alti ad accettare critiche che vengono dal basso.

La digitalizzazione è un tipico argomento del change management che non comprende solo cambiamenti tecnologici, ma richiede anche una trasformazione culturale. Come si può convincere la dirigenza a partecipare attivamente al cambiamento e a ripensare l’edilizia?

Ponendosi la domanda «what if?» anziché «what when». Devono essere proattivi e pronti ad assumersi dei rischi. Essendo responsabili dei modelli imprenditoriali, i e le dirigenti sono spesso riluttanti al cambiamento. Ci vogliono visioni e strategie definite e che possano essere utilizzate per reagire rapidamente al cambiamento degli obiettivi. È inoltre importante attingere alle conoscenze dei dipendenti.

La lean construction e la lean logistics stanno introducendo nuovi flussi e processi. Questo può portare a incertezza. Nell’edilizia vi sono spesso conflitti. Cosa bisogna fare per evitare che degenerino?

È ora che la produzione nel nostro settore venga finalmente compresa! Dobbiamo definire ciò di cui abbiamo bisogno, le dipendenze e le quantità critiche che possono essere controllate togliendo o aggiungendo qualcosa. Proprio dal lato dei progettisti c’è una certa difficoltà, molti si guadagnano da vivere facendo pagare il lavoro intellettuale. Le nuove tecnologie possono contribuire a questo cambiamento necessario, esaminando gli scenari in anticipo e riducendo al minimo i rischi. Nella costruzione di infrastrutture, esiste una certa cultura della produzione, nell’edilizia no. L’idea che un processo di produzione faccia parte dello sviluppo di un progetto e di un’attuazione non è ancora accettata a sufficienza. Ognuno vuole inventare e realizzare qualcosa da sé e ciò ostacola la progettazione e la costruzione e ha ripercussioni anche a livello di esercizio, demolizione o riutilizzo. Credo che la condivisione delle conoscenze e lo scambio di idee siano importanti e che aiutino l’intero settore a progredire. Io faccio così e posso dire che ne traggo dei benefici.

Come vede il futuro della costruzione?

Ovviamente non sono una chiaroveggente e penso che la costruzione così come la conosciamo continuerà ad esistere, ma si trasformeranno i processi e i profili professionali con le relative prestazioni. Anche le nuove tecnologie porteranno a dei cambiamenti e pure a nuovi prodotti. La costruzione con tutti i requisiti in termini di qualità, redditività e anche riciclabilità, come prodotto industrializzato, aumenterà. Perché un processo che ha portato a un buon progetto o prodotto non dovrebbe poter essere ripetuto? Gli imprenditori dovranno sempre più spesso porsi la domanda «what if» per poter reagire a un mercato in continua evoluzione.

 

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Susanna Vanek

Redattrice

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