La stampa 3D incontra l’artigianato: «questo è il futuro»

A Mulegns (GR) si sta realizzando Tor Alva, la torre in calcestruzzo più alta del mondo stampata in 3D. La torre è stata progettata dal Politecnico federale di Zurigo, con la partecipazione delle due imprese edili grigionesi Battaglia Bau AG + Zindel & Co. AG. 

 

 

 

Il cantiere nel cuore delle montagne grigionesi ha un aspetto insolito. Già a prima vista appare chiaro che in questo caso è stato scelto un metodo di costruzione completamente nuovo. Si chiama Tor Alva l’edificio di cui sono già stati completati i primi piani. È la torre più alta al mondo costruita con il metodo della stampa 3D. Perché questa innovazione sta prendendo forma proprio a Mulegns (GR)? Mulegns è un villaggio a rischio di scomparire. Attualmente vi abitano solo 20 persone ed è un luogo di passaggio lungo la strada che porta all’Alta Engadina, attraversando il Passo del Giulio. Ma Mulegns è destinato a sopravvivere, grazie alla volontà della fondazione Nova Fundaziun Origen. Una delle sue iniziative è stata l’avvio della costruzione della già citata Tor Alva.  

 

Progettazione assistita da computer 

Tor Alva, la torre bianca, dimostra le straordinarie potenzialità della progettazione assistita da computer e della produzione digitale che nei prossimi anni probabilmente trasformeranno radicalmente il modo di costruire tradizionale. Grazie all’utilizzo di processi di stampa 3D supportati da robot, il calcestruzzo può essere applicato esattamente dove è necessario, riducendone il consumo del 50 percento. Inoltre, questo procedimento non richiede più l’impiego di casseforme. I componenti come le colonne vengono stampati a Zurigo, assemblati a Savognin presso la Battaglia Bau AG, trasportati in quota e infine montati a Mulegns. La torre sarà quindi costruita in modo da poter essere smantellata e ricostruita in un altro luogo. 

Nico Russi, direttore del settore edilizia di Zindel + Co AG e Battaglia Bau AG, responsabile del progetto per i lavori di costruzione, afferma senza esitazione: «Sì, può essere un’ulteriore opportunità per il futuro delle costruzioni massicce. La prefabbricazione nel capannone riduce i tempi di costruzione in cantiere. Questo potrebbe rendere l’edilizia più conveniente e, grazie all’aumento dell’efficienza, ci consentirebbe di ottimizzare la disponibilità di spazio abitativo necessario.» Tuttavia precisa: «Non oggi o domani. Al momento stiamo solo facendo esperienza e imparando. Stiamo cercando di capire quale impatto abbia un determinato processo e quali siano le sue conseguenze 

Anche se per Russi e il suo team si tratta di una prima esperienza e la logistica a Mulegns è complicata a causa degli spazi ristretti, la costruzione della torre procede senza intoppi. «Il processo sul cantiere è molto efficiente. Ogni componente da installare è contrassegnato esattamente con il suo posizionamento, anche perché non dovrebbe restare sospeso come carico troppo a lungo.» Come si è gestita la questione della precisione che nella costruzione massiccia, con il suo materiale inizialmente fluido, è naturalmente inferiore rispetto all’edilizia in legno con materiali rigidi e prefabbricazione CNC? Russi spiega che alcune tolleranze erano già state considerate durante la fase di progettazione. Con una precisione di uno o due centimetri (su un’altezza di piano di 6,05 m), che si poteva raggiungere, non si sono verificati problemi.  

La collaborazione con il Politecnico federale di Zurigo ha funzionato bene. Russi sottolinea: «Anche la stampa 3D ha bisogno di artigiani e di professionisti che lavorano in cantiere.» 

 

 

Come funziona la stampa 

In questo innovativo processo di produzione, un robot applica l’uno dopo l’altro strati di calcestruzzo morbido dello spessore di 5 millimetri attraverso un ugello. Il materiale è abbastanza morbido da legarsi e formare componenti omogenei, ma si indurisce abbastanza velocemente per sostenere gli strati successivi.  

Oltre al processo di fabbricazione, ciò che rende speciale Tor Alva è la forma filigranata con colonne contorte e sinuose. E non è un caso. Con la sua forma, la struttura ricorda un dolce. Molti grigionesi, infatti, nel XIX secolo dovettero guadagnarsi da vivere all’estero come pasticceri. La maggior parte di loro ha avuto un destino difficile, alcuni sono riusciti a tornare con del denaro, ad esempio a Mulegns. La «Villa bianca», ristrutturata e addirittura spostata dalla fondazione Nova Fundaziun Origen, è stata costruita da un pasticcere. Tor Alva non è quindi solo una testimonianza delle più moderne tecnologie costruttive, ma anche un ricordo del fatto che un tempo gli svizzeri dovevano cercare fortuna all’estero come poveri lavoratori stranieri. 

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Susanna Vanek

Redattrice

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