Misure contro la carenza di manodopera qualificata Non esistono singoli provvedimenti in grado di ovviare alla carenza di manodopera qualificata. Ma il problema può essere dimezzato favorendo gli ingressi di persone riqualificate, arginando le uscite dal settore e aumentando gli apprendistati. mercoledì, 7.6.2023 | 07:30 ... Società Svizzera Impresari-Costruttori Impresario-Costruttore 5.0 Congiuntura & statistiche Fatti & cifre Misure contro la carenza di manodopera qualificata Può navigare attraverso la storia mediante il grafico qui sotto, cliccando sui numeri. 1 1 2 2 3 3 4 4 5 5 1. Nel mezzo di un’ondata di pensionamenti Il settore principale della costruzione è interessato da un’ondata di pensionamenti. La generazione dei baby boomer sta infatti uscendo dal mercato del lavoro. I pensionamenti sono la causa principale dell’emorragia di lavoratori nel nostro ramo, ancora più dei cambi di settore o simili. Alcuni potrebbero argomentare che di questo picco di pensionamenti sia responsabile il pensionamento anticipato (PEAN). Forse è vero che il PEAN ha accelerato il processo, nel senso che alcuni lavoratori non avrebbero lasciato l’edilizia già a 60 anni se non ci fosse il PEAN. D’altronde il PEAN ha contribuito in maniera decisiva a migliorare la salute degli operai edili, quindi è diminuito il numero dei lavoratori che lasciano il settore con problemi di salute o addirittura forme di invalidità. Inoltre si registravano tante uscite dal settore attorno ai 50 anni di età anche una ventina di anni fa, quindi prima che il PEAN fosse introdotto. Di fatto, il PEAN favorisce una permanenza più lunga del personale specializzato nell’edilizia. Fino al 2029 si calcola che si perderanno oltre 800 lavoratori specializzati ogni anno in seguito a pensionamento. Entro il 2040 le stime parlano di 15 000 pensionamenti (cui vanno sommate le classi salariali B+C). Bisogna ovviare a questa carenza trattenendo il più possibile e potenziando l’attuale bacino di manodopera. × 2. Elementi chiave per ridurre i deflussi e incrementare gli afflussi Nel 2020 sono andati in pensione circa 240 capi muratori e gli effettivi in questa professione sono dunque diminuiti. Ma queste non sono state le uniche perdite. Un’altra cinquantina di capi muratori ha completato la formazione per conduttore di lavori edili. A un aumento dei conduttori di lavori edili è corrisposta quindi una pari riduzione del numero di capi muratori. Circa 30 persone hanno smesso di lavorare in seguito a infortunio o hanno abbandonato definitivamente il settore principale della costruzione. La perdita netta di 10 capi muratori è stata compensata con un pari numero di nuovi ingressi trasversali da altre professioni. Altri 290 lavoratori hanno completato la formazione per capo muratore. Lo studio sulla manodopera specializzata analizza afflussi e deflussi nelle professioni principali. Ognuno di questi canali rappresenta un potenziale elemento chiave su cui possono concentrarsi le imprese, le organizzazioni di formazione, la SSIC e le sue sezioni per contrastare la carenza di manodopera. È evidente che una misura da sola non sarebbe in grado di colmare questa lacuna, ma che occorrono interventi su più fronti. Un coordinamento tra i diversi soggetti coinvolti permette di organizzare misure più efficienti ed efficaci. × 3. Le persone provenienti da altri settori sono una risorsa importante contro la carenza di manodopera Il percorso di sviluppo professionale nel settore principale della costruzione parte da una base quanto più possibile ampia di apprendisti muratori che nel corso del tempo si perfezionano fino a diventare quadri come capisquadra, capi muratori ecc. Questo sistema comincia a vacillare tuttavia se gli apprendisti sono troppo pochi. Da diversi anni si registra un calo nel numero degli apprendisti muratori, quindi anche le posizioni quadro cominciano a restare vacanti, pur con un ritardo di diversi anni o perfino decenni. È indispensabile quindi aprire il sistema. Le ditte di costruzioni non devono limitarsi ad accogliere persone provenienti da altri settori come quadri, ma svolgere una vera e propria attività di reclutamento, ad esempio tra i disegnatori edili. Nella migliore delle ipotesi, si potrebbero acquisire così altri 850 capi muratori entro il 2040 (scenario 3) per colmare all’incirca un terzo del fabbisogno scoperto in questa professione. × 4. Più fedeltà al settore per effetti a lungo termine I costruttori stradali tendono a rimanere fedeli al loro mestiere, mentre moltissimi muratori abbandonano il settore durante l’apprendistato o entro pochi anni dalla sua conclusione. Questi abbandoni potrebbero essere inferiori se i datori di lavoro riuscissero a esercitare un maggiore potere di attrazione e fossero più attenti ai bisogni dei lavoratori. Sarebbe importante sforzarsi attivamente di conoscere le esigenze dei dipendenti tramite colloqui e di conciliare i loro interessi con quelli dell’impresa. Nell’arco di pochi anni la scarsità di muratori potrebbe ridursi così del 6%. Una parte di queste persone non cercherebbe più sbocchi professionali al di fuori del settore, ma deciderebbe invece di perfezionarsi per diventare caposquadra, capo muratore o conduttore di lavori edili. La fidelizzazione dei muratori è molto importante proprio per questa parabola ascendente. × 5. L’aumento degli apprendisti ha solo un impatto limitato Le organizzazioni per la formazione devono naturalmente continuare a concentrarsi sugli apprendisti. Da anni il numero di giovani che cominciano il tirocinio come costruttore stradale è costante ed essi sono una fonte di reclutamento stabile di quadri per il genio civile. Nell’edilizia si è registrato invece un calo dei nuovi apprendisti muratori negli ultimi anni. Le imprese hanno ogni interesse a formare apprendisti che già dal terzo anno di tirocinio contribuiscono attivamente alla produzione di reddito e nel lungo termine possono diventare quadri. Tuttavia il reclutamento di apprendisti non è l’unica misura né la più importante nella lotta contro la carenza di manodopera qualificata. Ipotizziamo che nel 2023 si possano avere 100 apprendisti muratori in più. Di questi 100, al termine del tirocinio triennale AFC soltanto 76 diventeranno muratori, perché alcuni interrompono la formazione o non superano l’esame finale. Un’altra ventina di questi 100 apprendisti iniziali abbandona inoltre l’edilizia dopo appena qualche anno di lavoro. Questi deflussi spiegano perché l’incremento degli apprendisti da solo non sia sufficiente a risolvere il problema della manodopera specializzata e occorra lavorare contemporaneamente e precocemente anche sugli altri elementi chiave. Se oggi avessimo il 10% di giovani in più che cominciano l’apprendistato come muratore, questo servirebbe a ridurre la penuria di manodopera qualificata nel 2040 dal 30,6% ad appena il 27,8%, con un miglioramento di 3 punti percentuali scarsi. È fondamentale sostenere e motivare gli apprendisti sia durante il tirocinio che nei primi anni di pratica della professione, affidando loro compiti e progetti stimolanti e dimostrandosi più attenti alle loro esigenze. × I soci possono scaricare lo studio sulla manodopera qualificata, o la relativa sintesi, dallo shop della SSIC:Intero studioSintesi dello studio Circa l'autore Luiza Maria Maniera [email protected] Condividi questo articolo
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