«Serve più energia elettrica svizzera sicura e pulita» La Svizzera mira alla neutralità climatica entro il 2050. La popolazione, intanto, cresce. Il direttore dell’AES Michael Frank spiega come raggiungere lo zero di emissioni nette e perché il sì alla legge per l’elettricità aiuterebbe il settore edile. martedì, 21.5.2024 | 06:00 ... Società Svizzera Impresari-Costruttori Politica & Media Agenda 125.0 Infrastruttura «Serve più energia elettrica svizzera sicura e pulita» La Svizzera mira alla neutralità climatica entro il 2050. La popolazione, intanto, cresce. Il direttore dell’AES Michael Frank spiega come raggiungere lo zero di emissioni nette e perché il sì alla legge per l’elettricità aiuterebbe il settore edile.Michael Frank, direttore dell’Associazione delle aziende elettriche svizzere (AES)La Svizzera cresce e, di conseguenza, anche il suo fabbisogno energetico. Al contempo, vanno rispettati gli obiettivi in tema di CO2. Un dilemma? Una cosa non esclude l’altra. Non si tratta di un dilemma, ma di una sfida. Certo è che abbiamo un problema climatico e dobbiamo trovare soluzioni per l’approvvigionamento energetico. Niente di nuovo per noi, se penso alla situazione della Svizzera di oltre cento anni fa: poiché durante la prima guerra mondiale non avevamo carbone, siamo stati il primo Paese europeo a elettrificare la ferrovia. Anche oggi dobbiamo fare il passo secondo la gamba: non possiamo importare tutto e dobbiamo elettrificare intensamente. Siamo in una situazione comoda, però, perché la nostra produzione di corrente è già quasi senza CO2. Abbiamo l’energia idroelettrica, che possiamo ampliare ulteriormente, e dobbiamo sfruttare meglio il potenziale dell’energia solare ed eolica. Se combiniamo soprattutto l’espansione di queste tre tecnologie con una maggiore efficienza e un impiego intelligente in infrastrutture ed edifici, possiamo raggiungere la neutralità climatica e superare le sfide dell’approvvigionamento elettrico.Perché la sicurezza dell’approvvigionamento elettrico nazionale è così importante? Diventare più autosufficienti non significa tendere all’autarchia. Questa implicherebbe sì la totale indipendenza dall’estero: un’isola che si autorifornisce di energia. Ma noi non saremo questo: non ha senso per l’economia nazionale. Abbiamo bisogno dello scambio con l’Europa. Quello che ci preme è ampliare la produzione invernale nazionale di corrente, perché in questi mesi l’energia elettrica può scarseggiare e la nostra dipendenza aumentare troppo: produrre di più internamente, quindi, riduce i rischi legati all’approvvigionamento. Se riusciamo al contempo a sostituire l’energia fossile con l’elettricità, ridimensioniamo sensibilmente la nostra dipendenza dall’estero. La grandezza critica è l’importazione di non più di cinque terawattora in inverno. D’estate, l’alimentazione non è un problema, perché abbiamo energia elettrica in abbondanza, soprattutto da acqua e sole. Per i consumatori, inoltre, viene meno anche il tema riscaldamento, tra i principali energivori invernali.Risparmiare energia non basta a compensare il fabbisogno aggiuntivo?I risparmi, da soli, non bastano. Anche se il consumo energetico pro capite cala, il volume complessivo aumenta con l’aumento della popolazione. Stiamo parlando di una Svizzera da 10 milioni di abitanti. Al tempo stesso, vogliamo passare all’energia elettrica per trasporti e riscaldamento. Il fabbisogno necessario crescerà da 60 a 90 terawattora entro il 2050. Risparmiare, per me, significa quindi avere un approccio più attento, giudizioso e consapevole con l’energia. In passato siamo stati troppo sconsiderati con questa preziosa risorsa. L’energia era là, era ovvia.Se risparmiare non basta, cos’altro serve? Acquisire efficienza di sistema. Se sostituiamo le energie fossili, riduciamo il consumo energetico totale pari a circa 250 terawattora di un buon 40% entro il 2050. L’elettricità è molto più efficiente delle energie fossili. Per esempio, un’auto media con un consumo di sette litri di benzina per 100 km consuma 60 kWh, un’auto elettrica equivalente solo 20 kWh per lo stesso percorso. È necessario non solo efficientare l’infrastruttura elettrica, ma anche rendere più intelligenti case e infrastrutture.(c) AESCosa intende di preciso?Ad esempio sistemi di controllo nelle reti elettriche, per utilizzare l’energia in modo mirato in base al consumo. Prendiamo un centro commerciale: se non c’è nessuno, le scale mobili stanno ferme. Quando parlo di infrastrutture o di edifici intelligenti, penso a soluzioni in grado di modulare l’aerazione e l’illuminazione, per esempio. Qui siamo ancora all’inizio per quanto riguarda un risparmio efficiente di energia. La nuova legge per l’elettricità, inoltre, prescrive per la prima volta obiettivi in tema di efficienza. Quello che serve, quindi, è un mix di produzione più pulita e di consumo più intelligente perché più efficiente.Un aumento della produzione nazionale è un vantaggio anche per i consumatori?Gli investimenti nel sistema energetico apportano diversi vantaggi alla società e ai consumatori. Prima di tutto, raggiungere la neutralità climatica è un valore per tutti. Ha a che fare anche con la protezione dell’ambiente e la biodiversità ed è un guadagno per tutti. In secondo luogo servono investimenti nel sistema elettrico, in modo da rendere più stabile e affidabile quella che è forse l’infrastruttura più importante della Svizzera. Un approvvigionamento elettrico affidabile e abbordabile è il presupposto per una buona qualità della vita e il nostro benessere. Una rete elettrica instabile, per contro, sarebbe deleteria per l’economia e i posti di lavoro nel nostro Paese. In terzo luogo, una maggiore produzione nazionale di energia elettrica garantisce una maggiore indipendenza dall’estero, sia per quanto riguarda l’energia elettrica, sia le energie fossili come gas e petrolio.La Svizzera è ricca. Perché non possiamo semplicemente comprare energia elettrica all’estero…Ci sono cose per cui dobbiamo assumerci una responsabilità e che non possiamo delegare all’estero. Questo vale per la sicurezza dell’approvvigionamento come per la capacità di autodifesa dell’esercito, per esempio. Nelle importazioni di energia elettrica abbiamo un’importante barriera: manca un accordo in materia con l’UE e, di conseguenza, un accesso illimitato al mercato energetico europeo, il che è uno svantaggio per la Svizzera. In un’ipotetica crisi energetica in Europa non avremmo la garanzia di ottenere energia elettrica anche in presenza di un accordo, a dire il vero. Per questo sono fermamente convinto che la Svizzera debba ampliare la propria produzione elettrica per evitare di accentuare ulteriormente la dipendenza dall’estero e ridurre costi e rischi. La legge sull’elettricità è una buona base.La costruzione di nuovi impianti nucleari in Svizzera sarebbe un’opzione? Dalla crisi energetica del 2022 sappiamo che a breve o medio termine avremo un problema intrinseco di approvvigionamento. La Svizzera ovvia ai potenziali colli di bottiglia con misure di emergenza molto costose, come centrali a gas e a petrolio e riserve idroelettriche come garanzia. Per garantire l’approvvigionamento, questo è purtroppo necessario. Si sarebbe però potuto investire in progetti di ampliamento in grado di assicurare la sicurezza dell’approvvigionamento nel lungo periodo. Ora dobbiamo affrontare questo problema intrinseco e risolverlo in modo sostenibile con la produzione nazionale. Sappiamo di dover rimediare entro il 2035 o al più tardi 2040. Nei prossimi anni amplieremo l’idroelettrico e il fotovoltaico sugli edifici esistenti, sulle infrastrutture e sulle Alpi. Idem per l’eolico. Queste le soluzioni realistiche promosse dalla legge per l’elettricità.Sarebbe troppo tardi per nuove centrali nucleari alla luce delle sfide attuali? È importante mantenere in funzione le centrali nucleari esistenti, se sicure. In generale sarebbe incauto chiudere le porte alle tecnologie future e ai loro sviluppi. Per quanto concerne nuovi impianti nucleari, bisogna prima condurre una discussione politica e sociale, e poi chiarire gli aspetti inerenti a procedura e pianificazione. Un processo che potrebbe anche trascinarsi per decenni. Inoltre, dovremmo avere a disposizione la tecnologia giusta. Quindi, parliamo di un orizzonte temporale decisamente più lungo dei 5-15 anni che ci restano per risolvere le nostre attuali sfide.(c) AESConfederazione, cantoni, il settore energetico e difensori dell’ambiente hanno partecipato a una tavola rotonda sull’idroelettrico, raggiungendo un accordo su 15 progetti concreti. Quali delle esperienze fatte si possono trasferire ad altre importanti sfide, come la costruzione di infrastrutture e alloggi?Il settore edile e quello energetico hanno svariate similitudini: i nostri progetti guardano al lungo termine, necessitano di capitali ingenti e incontrano regolarmente resistenza. Sappiamo bene che i grandi progetti infrastrutturali, dalle gallerie alle centrali idroelettriche, alle nuove edificazioni si realizzano con la popolazione e la politica, e non contro di loro. Una tavola rotonda consente di confrontarsi con le posizioni dell’altro, di discutere e venirsi incontro. È un dare e avere reciproco. Anche noi del settore elettrico abbiamo fatto alcune concessioni alla tavola rotonda, ed è giusto così. D’altra parte, anche le grandi organizzazioni ambientaliste ne hanno fatte a noi. Questa procedura sarebbe pensabile anche per altri progetti infrastrutturali. Se ci arrocchiamo tutti sulle nostre pretese non andremo avanti come società, come economia e come Paese, perché alla fine nessuno si imporrà.Come affronta l’opposizione, in termini di obiezioni?Alla tavola rotonda sull’idroelettrico si è raggiunto un consenso. Sono stati scelti insieme i progetti di ampliamento che hanno il minimo impatto sull’ambiente e il paesaggio e assicurano al tempo stesso un buon rendimento elettrico (invernale). La nuova legge sull’elettricità comprende questi 15 progetti più un altro, recepito nella legge dal Parlamento. I 16 progetti sono di interesse nazionale. In pratica significa che in una ponderazione con altri interessi, questi progetti hanno priorità e beneficiano quindi di alcune semplificazioni procedurali. Gli altri progetti sul tema idroelettrico non hanno questa priorità perché non rientrano nel consenso raggiunto alla tavola rotonda. L’interesse nazionale, tuttavia, non esclude le obiezioni, che restano naturalmente possibili. Anche nel caso di altri progetti, come gli impianti solari alpini, per esempio, i diritti democratici restano inviolati: in questo caso sono le assemblee comunali nelle regioni montane a esprimersi su di essi.(c) AESIl 9 giugno voteremo la legge sull’elettricità. Perché il sì è così importante per la Svizzera? Abbiamo bisogno di più energia elettrica svizzera sicura e pulita. «Sicura» in termini di sicurezza dell’approvvigionamento, «pulita» in termini di neutralità climatica e «svizzera» perché prodotta a livello nazionale. Votare sì alla legge sull’elettricità significa potenziare la produzione interna e attuare soluzioni per i prossimi anni che consentano al nostro Paese di raggiungere l’obiettivo di emissioni nette pari a zero e garantire la sicurezza dell’approvvigionamento. Votare sì significa anche assumersi responsabilità. Non fare niente costerebbe di più, perché rimandare i problemi finirà prima o poi per costarci il doppio. Dire sì alla legge sull’elettricità significa anche dire sì alla tutela dell’ambiente e del paesaggio.Cosa succederà se non avremo una legge sull’elettricità?Semplice: avremo meno energia elettrica pulita svizzera e nei mesi invernali dipenderemo ancora di più dall’estero e da impianti fossili di emergenza, il che è un rischio. Inoltre, resta da vedere se l’elettricità importata sarebbe anche a neutralità climatica.Perché la legge sull’elettricità dovrebbe interessare anche gli impresari costruttori?Per l’ampliamento dell’energia elettrica svizzera serve più infrastruttura per gli impianti di produzione e le reti elettriche. Il settore attuerà un volume significativo di investimenti in Svizzera nel lungo periodo. L’attenzione è rivolta ai piccoli impianti decentrati, in particolare a quelli fotovoltaici su infrastruttura esistente. Servono anche impianti più grandi, però: bacini di raccolta, centrali fotovoltaiche e pale eoliche necessitano di linee di alimentazione, fondazioni, dotazioni di base e collegamenti al traffico, edifici per la manutenzione ecc., a vantaggio delle PMI regionali. Degli impianti fotovoltaici alpini del Canton Berna, so che i gestori lavorano in modo consapevole solo con imprese edili ed elettricisti locali. È un’opportunità per l’edilizia svizzera. Gli impresari costruttori e le impresarie costruttrici hanno un ruolo importante: senza di loro non potremo attuare la legge sull’elettricità. Michael Frank ha studiato giurisprudenza all’Università di Berna e ha una patente di avvocato. Dal 2011 è direttore dell’Associazione delle aziende elettriche svizzere (AES), l’associazione mantello del settore. L’AES rappresenta gli interessi dei suoi membri in ambito pubblico e politico. Michael Frank vanta un’ampia esperienza professionale nel settore elettrico e delle telecomunicazioni. Prima del ruolo presso l’AES ha rivestito funzioni dirigenziali presso Axpo SA e Swisscom SA. Sì a una maggiore sicurezza dell’approvvigionamento elettrico Tutti usiamo l’elettricità. Un approvvigionamento elettrico affidabile e conveniente è alla base della nostra alta qualità di vita e del nostro benessere. La legge per l’elettricità rafforza un approvvigionamento sicuro, ci rende meno dipendenti dall’estero e consente una rapida espansione delle energie rinnovabili nel rispetto del paesaggio e dell’ambiente. La SSIC caldeggia il sì alla legge sull’elettricità il 9 giugno 2024. Per saperne di più sul sì alla legge sull’elettricità. Circa l'autore Thomas Staffelbach Caporedattore [email protected] Condividi questo articolo
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