Il rompicapo delle discariche

Come riportato a fine anno da diversi articoli di stampa, sono tempi duri in Svizzera per il conferimento in discarica del materiale di scavo e per chi lo deve smaltire. Perché e che fare? Cerchiamo di capirlo con la società Orllati, parte in causa in questo tipo di impianti.

 

Delibere sfavorevoli, procedure interminabili, concorrenza con i siti che il Cantone ha destinato alla rinaturazione: realizzare una discarica per il materiale di scavo è sempre più difficile per le imprese e le autorità. Un problema denunciato in dicembre dal quotidiano vodese 24 heures, ma che è comune a tutta la Svizzera. «Il mondo è cambiato negli ultimi decenni; le procedure sono più trasparenti, le informazioni circolano molto più rapidamente e sempre più persone rifiutano situazioni di disagio vicino alle proprie abitazioni; da qui una crescente opposizione da parte della popolazione e delle località interessate. Oggi più che mai è necessario informare la gente della pertinenza di un progetto e dell’effettiva importanza di disporre a livello locale di materiale e/o di aree di smaltimento», commenta Didier Aeby, direttore di Orllati Granulats & Béton SA.

Se il settore della costruzione è uno dei grandi produttori di rifiuti in Svizzera, è però anche un attore dell’economia circolare. Ma non tutto ciò che è servito per costruire è riutilizzabile: «Una grande quantità di materiale estrattivo non può essere riutilizzata nella costruzione a causa della sua qualità mineralogica inadeguata», spiega Aeby. «Inoltre, nel caso vodese, la volontà del Cantone è di privilegiare il riempimento delle cave di roccia e di ghiaia, che però non possono accogliere tutto il materiale estrattivo. Quindi è necessario aprire dei siti vicino ai cantieri».

Che fare, allora? Secondo Aeby, oltre a continuare a individuare siti sufficientemente distanti dalle abitazioni e lontani dagli attraversamenti sensibili di zona ma vicini ai cantieri, si tratterebbe di invocare la nozione di pubblica utilità, quando i terreni interessati sono di proprietà di istituzioni pubbliche. «Non va dimenticato che noi non produciamo rifiuti, bensì forniamo una soluzione locale alla gestione del materiale prodotto dallo sviluppo economico della Svizzera», conclude il direttore.

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Pascal Gysel

Portavoce / Redattore

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